SAGGIO
L’unica persona nera nella stanza
| PREMIO SILA ’49: ECONOMIA E SOCIETÀ
| PREMIO RAPALLO “ANNA MARIA ORTESE”
| PREMIO ANIMA LETTERATURA 2021
| PREMIO GIUDITTA: MIGLIOR SAGGIO ESORDIENTE
La razza è un concetto difficile da cogliere, pur non avendo fondamenti biologici produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l’unica persona nera in una stanza di bianchi. E quell’unica persona è Bellamy, Mike, Blessy, David… una moltitudine in parte sommersa, sotterranea. Quell’unica persona è chi si è sentito dire troppe volte che «gli italiani neri non esistono»: lo gridano negli stadi, lo dice certa politica, sembrano confermarlo le serie tv, la letteratura, i media. In un certo senso è persino vero: gli italiani neri non emergono, non si vedono negli ambienti della cultura, nei talk show e nelle liste elettorali. O meglio, in quei luoghi esistono ma solo come oggetto del discorso, quasi mai come soggetto. La loro presenza è ridotta alla riforma della cittadinanza, ai casi di razzismo, all’«immigrazione fuori controllo», ai barconi, all’«integrazione». Con un approccio inedito e un linguaggio fresco e «social», Nadeesha Uyangoda apre in questo libro, che incrocia saggio e memoir, un’onesta conversazione per comprendere meglio la dinamica razziale nel nostro paese.
Tra memoir e reportage, è una potente presa di parola in un Paese dove “i non-bianchi” sono spesso l’oggetto, e non il soggetto, del discorso.
Ne L’unica persona nera nella stanza – pubblicato da 66thand2nd -, ha
raccontato la sua esperienza di italiana di origini straniere, per spiegare quanto
razzismo si respiri (e si subisca) ancora nel nostro Paese.
Uyangoda mescola con bravura le proprie esperienze personali, l’analisi di quelle stesse esperienze e il dibattito che esiste, altrove, intorno a esse, individuando le falle tutte italiane della discussione sulla questione razziale.
Il suo libro è impeccabile, ma senza aver bisogno di essere
definitivo o assertivo, ma come qualcosa che apre a domande complesse.
Un libro che segna da molti punti di vista una svolta, sospeso elegantemente tra il memoir e il reportage.