SAGGIO

Corpi che contano

Percepire il proprio corpo, prenderne coscienza, mapparne le cicatrici, provando a ricordarsi di quando da bambini si pedalava in bicicletta o si nuotava in piscina, confrontando la propria esperienza limitata con quella dei grandi atleti che hanno fatto delle loro abilità fisiche una professione, e servirsi di questa nuova consapevolezza per scardinare pregiudizi di razza, genere e classe. Partendo da una simile urgenza, Nadeesha Uyangoda indaga il tema complesso del rapporto tra corpo e pratica sportiva, alternando il racconto autobiografico alla narrazione di alcuni momenti storici chiave, in cui lo sport – strumento di dominio politico e di egemonia culturale, ma anche grimaldello per abbattere muri e smontare falsi miti – ha contribuito in modo determinante a costruire le nostre identità.
Esistono davvero gli sport «da femmine» e quelli «da maschi»? Quanto è radicato il razzismo nelle piste di atletica o nei campi da calcio? È vero che certi gruppi etnici hanno una naturale predisposizione alla velocità, alla resistenza, alla sopportazione del dolore? Quanto incide la condizione economica nel determinare l’accesso allo sport? E perché lo ius soli sportivo ha saputo guadagnarsi una certa dignità nel dibattito pubblico, al contrario della sua applicazione generalizzata?
Il corpo dell’atleta – allenato, modificato, disciplinato, valutato e mercificato: reso un oggetto – diventa così un prezioso canovaccio su cui vengono incisi i segni della cultura e della biologia, «il confine ultimo tra individuo e società».

“QUESTO LIBRO ESAURISCE UN DESIDERIO: CHE IL MIO CORPO SIA SENZIENTE E ABBIA DA SÉ COSCIENZA DEI MOVIMENTI CHE HA FATTO E DEGLI URTI CHE HA SUBITO.”

–  Corpi che contanno

“CHE TUTTE LE CICATRICI E LE FRATTURE CHE HO IMMAGINATO POSSANO ESSERE UNA MAPPA PER RIPERCORRE QUEI BREVI TRATTI IN CUI IL MIO MOVIMENTO ERA IN SINCRONIA CON LO SPORT, E I LUNGHI TRATTI IN CUI LO SPORT È STATO IN SINTONIA CON LA VITA.”

– Corpi che contano

“PERCHÉ HO VISSUTO CON IL MIO CORPO MOLTO PIÙ DI QUANTO LA MIA MEMORIA RICORDI.”

– Corpi che contano

Uyangoda scrive molto bene e questa è una cosa importante, lo è sempre. Nel caso di questo libro – un po’ memoir, un po’ saggio, un po’ indagine – lo è ancora di più, perché la storia personale e familiare dell’autrice si fondono, facendosi portatrici di un racconto universale.

Gianni Montieri

minima&moralia

Quando ho letto il suo Corpi che contano mi sono detta ha ragione, è vero, lo sport è un efficace strumento di rappresentazione politica. Qual è il rapporto tra sport e ius soli? La razza, come l’etere luminifero, non esiste, ma è una parola mediante la quale vengono diffuse istanze politiche.

Chiara Valerio

D di Repubblica

Lo sport come specchio della società, lo sport come stato di eccezione. In questa doppia natura si incunea il libro di UynagodaCorpi che contano poggia su solide basi teoriche, studi sociali e ricerche scientifiche, ma si avvale anche di esperienze vissute nella pratica da chi scrive, letteralmente sul proprio corpo e sulla propria pelle. 

Dario de Marco

Esquire

Alternando la sua esperienza personale alla narrazione di alcuni momenti storici segnati dallo sport, ha creato una mappa racchiusa nel libro Corpi che contano, edito da 66thand2nd, attraverso cui indaga il tema complesso del rapporto tra corpo e pratica sportiva, scardinando pregiudizi di razza, genere e classe.

Gabriella Catafio

Vanity Fair